Nel bel mezzo dell’Oceano Atlantico, intorno 30 gradi di latitudine, esiste un’area alla quale i marinai degli antichi velieri avevano affibbiato il nomignolo di “latitudine dei cavalli” (in inglese horses latitude), una denominazione poi entrata nell’uso comune. In realtà, a dispetto del nome, la regione era tutt’altro che favorevole al destino di questi animali
La latitudine dove non soffia il vento
Premessa: il nome ha uno stretto legame con le particolari condizioni meteorologiche che molto spesso si instaurano in questa parte dell’Oceano Atlantico. Al di sopra dell’area oceanica posta tra le coste del Portogallo e quelle sudorientali del continente americano infatti regna, più o meno ininterrottamente per tutto l’anno, l’alta pressione dell’Anticiclone delle Azzorre. L’anticiclone ha in genere i suoi massimi valori di pressione atmosferica al livello del mare in prossimità delle Isole Azzorre (da qui il suo nome) e, più nel dettaglio, proprio nella latitudine dei cavalli.
Ma là dove l’alta pressione raggiunge la massima intensità gli Alisei, cioè quei venti provenienti da nordest e che soffiano per tutto l’anno tra i 35 gradi di latitudine e l’Equatore, vengono fortemente indeboliti e, talvolta, addirittura scompaiono per giorni e settimane. L’assenza di ventilazione, la calma piatta del mare e la calura, insopportabile a quelle latitudini a causa dalla serenità del cielo che accompagna l’alta pressione, trasformavano allora il veliero in una vera e propria fornace, con esiti spesso fatali. Situazioni in cui, anche per i cavalli, si metteva davvero male.
L’inevitabile tuffo in mare
Ma perché, cosa succedeva ai cavalli imbarcati sugli sfortunati velieri bloccati dall’alta pressione? Il loro destino purtroppo era, il più delle volte, segnato. Ecco, a tal proposito, quello che scrivevano i marinai che a bordo dei loro velieri solcavano questo tratto dell’oceano intorno al 1700-1800: “ Sul ponte cola il catrame e le parti in ferro della nave si arroventano a tal punto che è impossibile toccarle. Sull’acqua non c’è increspatura, il sole ci ha tirato fuori quasi tutto il sudore, è una bonaccia devastante”. Ma che c’entrano allora i cavalli con queste condizioni meteorologiche estreme nel bel mezzo dell’Oceano? Ebbene, se la bonaccia durava troppo a lungo, l’acqua a bordo dei velieri cominciava a scarseggiare e i primi ad essere sacrificati erano proprio i cavalli, animali che consumano molta acqua: le povere bestie venivano infatti gettate i mare e quindi condannate a morte certa.
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Fonte: MeteoGiuliacci.it
Autore:
Mario Giuliacci